SETTE, AGGREGAZIONI E ORGANIZZAZIONI DEVIANTI, CHI DOVREBBE TUTELARCI?
LA POLITICA – TRAMITE LEGGI E NORMATIVE
Nel nostro paese sembra non siamo in grado di contestualizzare in modo corretto eventi e situazioni che ci circondano, questo da l’impressione di non avere equilibrio a dare il giusto peso a ciò che quotidianamente accade, che esso sia frutto del nostro vivere quotidiano o di una notizia ripresa da un telegiornale poco cambia. L’italia appare un paese terribilmente immaturo e ingenuamente ancorato al campanilismo e al tifo da stadio. L’apparenza è che ogni notizia non viene analizzata in modo oggettivo, ma si cerca sempre di scegliere una parte per dar sfogo al più nobile degli sport italiani: schierarsi. Eppure, ogni giorno abbiamo sentore di avvenimenti che dovrebbero farci passare ad uno step successivo. Non basta indignarsi o scrivere sui social, altro passatempo tipicamente nostrano. Ogni qualvolta sentiamo parlare di sette religiose rimaniamo sconvolti solo ed esclusivamente se la notizia, da notizia di costume e folclore diventa notizia di cronaca nera.
È un atteggiamento equilibrato e rispettoso della dignità umana?
La domanda che dovremmo porci è: le sette religiose e tutte le organizzazioni e aggregazioni che navigano nell’ombra della società sono da considerarsi pericolose?
L’atteggiamento comune, purtroppo, non ci porta a considerare pericolose queste attività. La sottovalutazione del pericolo è costante e riguarda tutti. C’è una categoria che più di altre dovrebbe preoccuparsi delle sette religiose e dei comportamenti che si tengono in queste piccole comunità: LA POLITICA. Il compito dei politici è dare degli standard di vita civile alle persone tramite leggi o normative. Se ci sono zone grigie è sempre compito della politica fare chiarezza.
In Italia abbiamo circa 300mila adepti in una di queste organizzazioni religiose, tra le più note come “nome” ma poco conosciute come modus operandi. Sono i Testimoni di Geova. Questa organizzazione raccoglie un numero di adepti pari ad una città italiana di media grandezza, se consideriamo l’indotto i Testimoni di Geova incidono direttamente o indirettamente almeno su 600mila persone considerando per ogni adepto anche la presenza di familiari conviventi quali partner o figli che non appartengono alla comunità ma che di riflesso subiscono le decisioni e le abitudini imposte agli adepti.
Perché la politica, di ogni colore, dovrebbe sforzarsi di conoscere questa organizzazione?
Partiamo dai freddissimi numeri, che seppur freddi garantiscono alla nostra classe politica di poter guadagnare uno stipendio. Queste persone sono potenziali elettori/elettrici. Queste persone rappresentano una città di media grandezza. Nelle condizioni attuali sono circa il 2% della popolazione votante. Queste persone lavorano, sono nel nostro tessuto sociale e produttivo. Utilizzano i servizi messi a disposizione dalla comunità, pagano le tasse, mandano i propri figli a scuola. Queste persone magari lavorano per gli enti pubblici, svolgono attività o mestieri che incidono nel nostro vivere quotidiano. I figli di queste persone frequentano le nostre scuole, interagiscono con altri giovani della loro età.
Perché dobbiamo fare finta che non esistano? Perché ci accorgiamo solo a posteriori che una parte della nostra società vive in una realtà parallela simile alla nostra?
In queste comunità spesso accadono cose che a posteriori ci scandalizzano solo se si tramutano in episodi di cronaca nera.
Parliamo di molestie sessuali, violenza domestica e discriminazione verso le donne. Nei Testimoni di Geova le donne non hanno un peso specifico. Sono considerate dei preziosi orpelli ornamentali. Preziosi ma pur sempre orpelli.
Quante di queste donne hanno la possibilità di emergere nella vita? Qualche ente pubblico si è mai preoccupato della condizione di queste donne? Quante ragazze di questa comunità hanno la possibilità di studiare e sviluppare una carriera autonoma fuori dalla comunità?
In Italia abbiamo un numero altissimo di femminicidi, un numero imprecisato ma sicuramente elevato di donne che subiscono soprusi in famiglia.
Quante donne di queste organizazoni hanno la possibilità di denunciare eventuali soprusi? Quante donne, magari in giovane età subiscono soprusi o molestie e non possono parlarne per vergogna o sensi di colpa?
Possiamo fidarci di una comunità che pretende di autogovernarsi affidandosi ad un gruppo di persone che si sente scelta da Dio?
Nessuno vuole infangare il nome di nessuno o giudicare il credo altrui, per fortuna la libertà di culto e di espressione è sacra ed inviolabile. Però non pensate sia normale considerare civile e moderna una comunità la cui autonomia decisionale viene garantita dallo stato, e in virtù di una chissà quale scelta divina non pervenuta ai più?
I partiti e le associazioni tradizionali sono tenute a presentare il proprio statuto e informare le autorità su quali siano i propri rappresentanti. I Testimoni di Geova non hanno un albo degli anziani (i pastori, nome tecnico della comunità). Le locali forze dell’ordine o gli uffici comunali non hanno idea di chi gestisca queste piccole comunità disseminate nei territori. Non avendo rappresentanti locali regolarmente iscritti presso qualche istituzione risultano degli invisibili che operano nella società.
Senza fare paragoni scomodi o inopportuni, quali altre comunità o gruppi di persone non sono regolarmente rintracciabili dalle forze dell’ordine o dalle istituzioni?
Chi non ha nulla da temere dovrebbe render pubblica ogni attività svolta.
Qualcuno potrebbe obiettare: se i Testimoni di Geova fossero davvero così pericolosi per la società istituzioni, magistratura e forze dell’ordine se ne sarebbero già ampiamente occupati.
Siamo sicuri che queste 3 categorie siano a conoscenza di tutto quello che accade all’interno di queste comunità?
Tutto quello che è oscuro rimane oscuro fino a quando qualcuno non decide di parlare o fino a quando non accadono fatti di cronaca talmente scabrosi da render necessarie delle indagini. Fino a quel momento nessuno avrà mai sentore di problematiche. D’altronde tutti i grandi scandali e le grandi inchieste partono da situazioni apparentemente normali. L’invito che vorremmo fare è di prestare attenzione a quello che accade in queste comunità ondevitare spiacevoli situazioni che col tempo potrebbero degenerare se tutta una serie di azioni e comportamenti non fossero segnalati ed adeguatamente corretti in sede legislativa.
Far luce su ciò che accade in queste comunità non è compito di scrittori, psicologi, sociologi o sedicenti esperti in materia. Il compito ricade esclusivamente sulle istituzioni. Sono le nostre istituzioni, a livello nazionale e locale a determinare quali comportamenti siano leciti o non leciti e questo lo si può fare solo con delle leggi ad hoc che siano in grado di correggere ciò che ora non è più sostenibile. Queste comunità non hanno vincoli e controlli, questa autonomia gestionale sfocia in comportamenti lesivi della dignità umana in cui sedicenti Capi si comportano da Padroni e incidono nella vita quotidiana degli adepti indirizzandone ingiustamente e impropriamente le scelte di vita, che siano esse scelte etiche, sessuali, scolastiche, sanitarie, professionali o di qualsiasi altro genere.
In un paese civile l’autonomia di ogni persona deve essere garantita e in queste comunità le vessazioni psicologiche e i ricatti morali determinano ciò che col tempo non può essere corretto o riparato causando danni che nessun giudice potrà mai quantificare. Se le istituzioni hanno questa responsabilità non possiamo escludere una parte di responsabilità anche di alcune forze dell’ordine e della magistratura. Laddove avvengono situazioni poco chiare è giusto fare indagini ed intervenire. Non si possono considerare solo folcloristiche alcune comunità religiose. La libertà di culto ed espressione deve sottostare alla Costituzione e le persone se vengono private della libertà non possiamo considerarle pari a noi ma persone che necessitano una tutela maggiore in quanto vittime di qualcosa/qualcuno che ne sta determinando impropriamente la vita. Ci scandalizzano le dittature ma permettiamo questi comportamenti simili da parte di alcuni nostri connazionali solo perché trincerati dietro una vaga e oscura libertà di culto?
Per ultimo, una categoria che dovrebbe aiutare a far luce su ciò che accade nelle comunità come quella dei Testimoni di Geova è quella dei GIORNALISTI. La stampa può avere un ruolo decisivo nel far luce sulle stranezze e sui comportamenti di queste persone. Un primo passo sarebbe proprio quello di non considerare stranezze o folcloristiche le attività dei Testimoni di Geova.
Banalizzare o sottovalutare ciò che accade, è ciò che ha reso liberi impuniti i capoccia di queste organizzazioni.
Bisogna poi saper distinguere tra le notizie di costume e quelli che possono essere considerati reati o comportamenti poco opportuni. Un brutto esempio è dato, purtroppo, da tanti ex componenti di questa organizzazione che per rivalsa personale o per voglia di apparire sui social si sono fatti portavoce delle istanze di una comunità di ex appartenenti, facendo leva sul proprio apparire e sulle problematiche personali senza mai riuscire a far emergere il vero problema: i Testimoni di Geova agiscono in barba alle leggi vigenti condizionando la vita delle persone.
Tornando al discorso iniziale, queste tematiche vanno affrontate con equilibrio. La pericolosità sociale di queste organizzazioni, aggregazioni e sette non deve essere sottovalutata e allo stesso tempo bisogna porre attenzione sui fatti rilevanti e sui comportamenti sbagliati o illegali che possono essere provati e non sui sentimenti di odio e rivalsa, che seppur comprensibili non possono portare alcun cambiamento.
Redazione Quo Vadis a.p.s.
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